Il Sentiero dei Briganti è un itinerario progettato e realizzato dalla Comunità Montana “Alta Tuscia Laziale”. Parte dalla riserva naturale regionale Monte Rufeno e porta alla bellissima oasi WWF di Vulci, dopo aver toccato il lago di Bolsena e solcato le distese della Maremma. Si tratta di paesaggi che, tra la prima metà dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, furono teatro dello sviluppo e poi della scomparsa del fenomeno del Brigantaggio. Di quell’epoca oggi non restano che racconti leggendari ma grazie a questo bellissimo itinerario possiamo ripercorrere questa particolare pagina di storia.
Chi erano i briganti
Si trattava di persone essenzialmente povere e disperate che decisero di iniziare a delinquere per sopravvivere. Rubavano, ferivano, stupravano ed uccidevano e si dichiaravano nemici dello Stato , della Chiesa e di qualsiasi altra istituzione. In molti iniziarono ben presto a lavorare per i grandi possidenti terrieri della zona per soffocare le proteste e le rivendicazioni dei lavoratori agricoli. Il brigante più famoso, passato alla storia col soprannome di Re del Lamone, fu Domenico Tiburzi da Cellere: un uomo abile e sanguinario, molto lontano dalla leggendaria figura di Robin Hood.
Il Sentiero dei Briganti
Il sentieri si sviluppa attraverso percorsi campestri, da affrontare a piedi, in mountain bike o a cavallo. E’ ben segnalato grazie alla presenza di frecce e pannelli informativi che raccontano bene la storia dei luoghi e le vicende dei briganti della Tuscia. Si può accedere al Sentiero da diversi punti e lo si può percorrere in ogni direzione. Tuttavia la sua origine è stata fissata all’interno della riserva naturale regionale Monte Rufeno.
La Riserva Naturale Regionale Monte Rufeno
Si tratta di un’area di quasi 3000 ettari caratterizzata da habitat naturali eterogenei. La riserva è servita da vari itinerari attrezzati di varia difficoltà e durata. All’interno trovi anche il Museo del Fiore in cui trovare molte informazioni naturalistiche sulla riserva. Non mancano i punti di sosta e ristoro oltre a centri di ricerca e documentazione.
Proceno
Prima tappa del Sentiero, è un centro architettonicamente interessante. Sul centro storico domina la mole della Rocca, fatta costruire da papa Gregorio V. Il palazzo Sforza rappresenta un interessante esempio di architettura rinascimentale ed appena fuori dall’abitato trovi la Chiesa di S. Martino, edificio gotico caratterizzato da suggestivi affreschi quattrocenteschi di scuola senese.
Acquapendente
Importante centro di sosta lungo la via Francigena sorto nell’Alto Medioevo e legato alla tradizione dei “Pugnaloni”. Si tratta di grandi quadri realizzati con fori e foglie, raffiguranti soggetti allegorici o religiosi, che vengono portati in processione durante la festa della Madonna del Fiore (terza domenica di Maggio). Qui i briganti furono molto attivi.
Onano
Zona interessante per la presenza di una piccola necropoli di tombe a grotticella risalenti alla civiltà di Rinaldone, popolo di pastori e guerrieri che abitarono il Lazio Settentrionale e la Toscana Meridionale durante l’età del rame. Famoso per la produzione di lenticchie, Onano vanta un centro storico ben conservato, assolutamente piacevole da visitare.
Grotte di Castro
Si procede in direzione del lago di Bolsena e si passa attraverso questo suggestivo borgo medievale arroccato sopra una stretta lingua di tufo e circondato da molte cavità artificiali ad uso agricolo. Molte di esse si svilupparono riutilizzando antiche tombe etrusche! Visita il Museo archeologico ed il parco archeologico di Pianezze, sede di una delle necropoli etrusche più importanti della zona.
Gradoli
Caratterizzato da bellissimi panorami e scorci lacustri, Gradoli diede i natali a due noti briganti: Chiappa e Nocchia. Qui i briganti commisero diversi reati, tra maltrattamenti, rapine e stupri ma oggi abbiamo solo il piacere di visitare un borgo delizioso caratterizzato da una bella chiesa parrocchiale dove si trova un fonte battesimale marmoreo ed un affresco del Cinquecento da non perdere. Lasciato il litorale di Gradoli il sentiero risale in quota fino a raggiungere il crinale dei monti Volsini, dal quale si domina tutta la caldera vulcanica che ospita il lago di Bolsena e le due isole rocciose (la Martana e la Bisentina).
Latera
Suggestivo borgo avvolto da querce e castagni, era spesso meta delle incursioni dei briganti e diede i natali a diversi di loro, molti dei quali morti nel tentativo di vendicarsi dei propri concittadini che li avevano denunciati. Notevole la fontana monumentale fatta costruire nel 1648 da Pietro Farnese ed interessante da visitare il Museo della terra, che racconta ritmi e tradizioni del mondo contadino.
Valentano
L’itinerario ci conduce, successivamente, sulle sponde del laghetto vulcanico di Mezzano, caratterizzato da acque limpide. Qui durante l’età del bronzo, c’era un grande villaggio di palafitte, i cui resti sono ben conservati ed esposti nel Museo civico di Valentano. Valentano, sorto sullo spartiacque tra la caldera di Bolsena e quella di Latera, è noto per le sue cave di materiali vulcanici, che segnano il territorio. Il sentiero prosegue fino a raggiungere i ruderi del borgo medievale di Sala, dove l’unico edificio rimasto in piedi è la chiesa di S. Maria, dalla quale provengono affreschi oggi conservati nel palazzo Chigi di Farnese.
Farnese
Qui inizia la selva del Lamone, bosco leggendario dove tutti i briganti della Tuscia vivevano. Oggi il bosco fa parte delle riserve naturali regionali e si estende per 1800 ettari circa, segnando il confine tra Lazio e Toscana. La riserva fa parte, infatti, del territorio del comune di Farnese, borgo che sembra nascere dalla rupe di tufo sulla quale si trova. Farnese conserva un aspetto medievale e presso il cimitero vennero seppelliti alcuni tra i più pericolosi briganti della zona (da David Biscarini a Giuseppe Basili, passando per il famoso Veleno). Si accede al centro storico grazie ad una porta ad arco. Sulla destra trovi il palazzo Ducale, dal quale parte il viadotto che un tempo conduceva alla Selva, il giardino privato dei Farnese.
Ischia di Castro
Visita il Museo civico archeologico “Pietro e Turiddo Lotti” ed il delizioso borgo antico. Il pianoro di Castro è raggiungibile attraverso le cosiddette “vie cave”, antiche strade forse risalenti all’epoca etrusca. Il pianoro tufaceo, dotato di importanti difese naturali, ospitò in passato un importante insediamento etrusco, al quale fanno riferimento le necropoli circostanti. Oggi la Natura ha ripreso pieno possesso della rupe di Castro. Nelle macchie circostanti furono molti i delitti dei briganti e diverse volte divennero teatro di scontri tra briganti e carabinieri.
Cellere
Luogo di nascita del terribile brigante Domenico Tiburzi, Cellere custodisce un vero e proprio gioiello dell’architettura rinascimentale: la chiesa di S. Egidio, opera di Antonio da Sangallo il Giovane. Presso Cellere si trova anche il borgo di Pianiano, dove sembra che il tempo si sia fermato. Qui morì il famoso brigante Veleno, per mano del parroco e del suo coltellaccio.
Canino
Il Sentiero si snoda ora tra i pendii della Maremma, oggi fertile terra di olivi e viti. Qui sorge Canino, terra di produzione di una delle migliori qualità d’olio della Penisola. Merita una visita la chiesa collegiata dei SS. Giovanni e Andrea, dove si trova la cappella con le tombe dei Bonaparte ma anche la fontana presso la chiesa, attribuita al Vignola.
Vulci
Il sentiero ci conduce al parco archeologico ed all’oasi naturalistica di Vulci: siamo giunti al termine del nostro viaggio. Qui sorse una delle città stato più ricche e potenti d’Etruria. In questa zona il Sentiero si conclude e poco più a nord, nelle terre della Bassa Toscana, ebbe termine anche il brigantaggio, con la morte (per mano dei Carabinieri) di Tiburzi a Capalbio. Nessuno sentì più parlare dei briganti di Tuscia.