Trieste è il capoluogo del Friuli Venezia Giulia. Città di porto, occupa una sottile striscia di terra tra l'Adriatico ed il confine sloveno, che corre lungo l'altipiano del Carso. Si tratta di una città affascinante e dalla bellezza esclusiva, merito delle ben note influenze italiane, austro-ungariche e slovene. Vi va di visitarla insieme?
Piazza Unità
Il nostro itinerario alla scoperta della città parte da questa bella piazza. Nei nomi che questa grande piazza ha avuto nel corso dei secoli si legge la travagliata storia di Trieste, terra di confine da sempre contesa. Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale e il ritorno all’Italia del “Territorio libero di Trieste“, prese il nome definitivo di Piazza Unità d’Italia. I triestini si vantano che sia la più grande piazza affacciata sul mare in Europa e, molto probabilmente, è così!
Molo Audace
Davanti alla piazza troverete il Molo Audace che prende il nome dalla prima nave che riuscì ad entrare nel porto di Trieste dopo la fine della Prima Guerra Mondiale e l’annessione all’Italia. La rosa dei venti in bronzo presente sul molo è stata ottenuta dalla fusione di una nave austriaca affondata dalla Marina Italiana.
I caffè storici di Trieste
Joyce, Svevo, Saba, Stendhal e altri si sono seduti ai tavoli dei caffè storici di Trieste. In molti di questi, nulla è cambiato da quando lo frequentavano loro ed oggi sono delle vere e proprie attrazioni turistiche. Da non perdere il Caffè degli Specchi in Piazza Unità ed il Caffè Tommaseo del 1830, il più antico di Trieste. Gli intellettuali di ieri e di oggi si incontrano al Caffè San Marco.
Castello di San Giusto
Proprietà del comune dagli anni Trenta, il Castello è considerato da molti il simbolo più importante di Trieste. Certamente conta l’ubicazione, il fatto di trovarsi sul colle più alto della città da cui era possibile controllare agevolmente tutto quel che succedeva a valle, soprattutto i pericoli provenienti dal mare. Non a caso, Colle San Giusto è il nucleo abitativo più antico della città, modificato da Romani, Veneziani e Austro-Ungarici succedutesi nel corso dei secoli. All’interno della struttura, che il comune utilizza per manifestazioni ed eventi culturali, ci sono due musei: il Museo Civico, che ospita, tra l’altro, una ricca collezione d’armi (armature, spade, pugnali, pistole, ecc.) e il Lapidario tergestino, spazio museale dove sono conservati 130 reperti lapidei di età romana, tra cui monumenti funebri e sculture a bassorilievo.
Il Castello di Miramare
Il Castello, voluto nel 1850 dall’arciduca Ferdinando Massimiliano d’Asburgo dimorarvi insieme alla consorte Carlotta del Belgio, non venne mai abitato della coppia reale perché Massimiliano venne fucilato in Messico. Carlotta impazzita per la perdita, visse nell’annesso castelletto per qualche anno fino a quando fu trasferita in Belgio. Colpisce lo stile eclettico del palazzo che unisce elementi gotici, rinascimentali e medievali. Al piano terra ci sono gli appartamenti di Carlotta e Massimiliano, rimasti quasi uguali al periodo di costruzione. Al primo piano ci sono gli appartamenti degli ospiti, leggermente modificati quando Amedeo D’Aosta nel 1930 trasformò in sua dimora il Castello. L’immenso parco è oggi uno dei luoghi preferiti dai triestini. Se il tempo lo permette è bello arrivare a Miramare attraverso il lungomare di Barcola che dal centro porta al Castello.
Cosa mangiare a Trieste
La secolare influenza austro-ungarica è ben presente nella cucina triestina tanto che a leggere i menù potreste pensare di essere finiti a Vienna o Praga. Per fortuna il mare permette valide alternative alla cucina di sola carne, patate e verdure tipica della Mitteleuropa. Tra i piatti tipici da provare ci sono la Jota, minestra di fagioli, crauti, patate e salsicce, la minestra de’ bobici (mais e fagioli) gli gnocchi di pane, di fegato o con i susini (prugne). Tra i secondi piatti di carne non mancano mai, soprattutto d’inverno, Goulash e agnello al Kren. Tra quelli di pesce, spiccano canocchie alla busara (pomodoro, pepe, vino), le alici in savore il baccalà. Per un pasto veloce, è meglio godersi un panino con porcina (maiale) crauti, senape e rafano e una buona birra (ad esempio da Pepi nella città vecchia). Il Friuli Venezia Giulia è terra di grandi vini anche se quelli tipici della provincia di Trieste sono solo il Terrano e la Vitovska.
Tram di Opicina
Trieste è una città unica: il tram di Opicina, infatti, non è un semplice mezzo pubblico di trasporto, ma una gita fuori porta suggestiva e panoramica. È così anche per i triestini che se ne servono giornalmente. Con una pendenza del 26%, questa antica linea tranviaria, risalente alla fine del XIX secolo venne inaugurata per collegare il piccolo centro abitato di Opicina con il centro città. Con gli anni, ovviamente, questo servizio ha favorito l’espansione edilizia e le fermate sono aumentate. La linea 2 del tram parte da Piazza Oberdan, nel centro di Trieste, e termina a Villa Opicina, a 329 metri sul livello del mare. Cinque chilometri di percorrenza, tra cui i famosi 800 metri in pendenza cui abbiamo accennato poco sopra, e 12 fermate.
La Grotta Gigante
Imperdibile: si tratta di una grotta risalente al neolitico che ha fornito un contributo fondamentale alla nascita della speleologia moderna. Stupefacente la “Grande Caverna”, la sala principale della grotta situata a 120 metri sotto la superficie, lunga circa 170 metri e larga circa 80 metri. L’unica raccomandazione è quella di indossare un abbigliamento adatto all’escursione e, quindi, scarpe comode ed abbigliamento termico.
La Risiera di San Sabba
Si tratta di un luogo tristemente noto per essere diventato un campo di prigionia, deportazione ed eliminazione nazi-fascista. Qui più di 3.500 persone vennero uccise ed oltre 8.000 deportate nei campi di sterminio del Nord Europa. La ciminiera e il forno furono fatti saltare dai nazisti nel tentativo di nascondere il loro crimine ma la loro presenza è stata testimoniata dai sopravvissuti. Dove si trovava il forno oggi c’è una targa metallica. La Risiera oggi è un Museo in cui le sezioni ricordano la terribile funzione di questo luogo.